Condividi:

Ad attirare l’attenzione di un agente è stata un’anomalia nel blindo di una cella. Pur trovando lo spioncino bloccato, è riuscito ad aprire parzialmente la cella, e ha visto un detenuto appeso alla finestra con un cappio di stoffa attorno al collo. E’ scattato un disperato intervento: l’Agente, insieme al personale di supporto, ha aperto la camera, staccato il cappio e iniziato le prime manovre di soccorso in attesa del personale sanitario e del 118. Le operazioni di rianimazione sono state vane e non si è potuto fare altro che constatare il decesso. E’ successo nella notte tra venerdì e sabato nel carcere Lorusso e Cotugno di Torino. A renderlo noto è il Sappe (Sindacato autonomo polizia penitenziaria). Per il Sappe, "questo dramma riporta alla luce importanti interrogativi riguardo al sistema di assistenza psicologica e sanitaria negli istituti. La polizia penitenziaria si trova a lavorare in condizioni di emergenza seria, dove spesso le carceri sono utilizzate come ospedali psichiatrici improvvisati. In mancanza di personale esperto, molte problematiche individuali vengono sottovalutate e la gestione di tali situazioni ricade sulla polizia penitenziaria, che deve essere pronta a svolgere ruoli diversi come quello del vigile del fuoco, della polizia giudiziaria, della pubblica sicurezza, ma anche di primo soccorso, medico, infermiere, psicologo e persino mediatore culturale". Per Donato Capece, segretario generale del Sappe, "le recenti notizie sui suicidi tra i detenuti mettono in luce come persistano gravi problemi sociali e umani all’interno dei penitenziari, lasciando spesso il personale di polizia penitenziaria isolato nella gestione di queste emergenze. Il suicidio rappresenta frequentemente la causa principale di morte nelle carceri. Gli istituti penitenziari sono tenuti a garantire la salute e la sicurezza dei detenuti e, da questo punto di vista, l’Italia dispone di normative avanzate per prevenire tali tragici eventi". 

Tutti gli articoli