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In una lettera pubblicata dal quotidiano La Stampa, l’ex procuratore generale di Torino, Francesco Saluzzo, ha espresso un duro giudizio sul centro sociale Askatasuna, soprattutto alla luce degli sviluppi recenti che hanno visto l’archiviazione dell’accusa di associazione a delinquere nel maxi processo e l’arresto di otto attivisti dopo un’operazione della Digos.
Secondo Saluzzo, i vertici del centro sociale non rappresentano affatto figure eroiche o romantiche, come “novelli Braveheart”. Al contrario, sarebbero responsabili di aver orchestrato per anni strategie di scontro con lo Stato, sfociando spesso in azioni violente, simili a una vera e propria guerriglia urbana. Queste azioni, sostiene l’ex magistrato, non sono semplici episodi di protesta, ma veri attacchi all’ordine democratico, alla libertà individuale e all’autorità statale.
Pur senza voler entrare nel merito delle decisioni del tribunale, Saluzzo sottolinea come questi soggetti abbiano goduto di una certa tolleranza, anche a livello giudiziario. E aggiunge che la loro opposizione alle istituzioni, portata avanti con metodi spesso estremi, si protrae da oltre vent’anni. In questo arco di tempo, spiega, sono emerse connessioni pericolose con l’area più radicale del mondo anarchico.
Particolarmente significativa, secondo Saluzzo, è stata l’influenza del movimento antagonista sulla protesta No Tav, al punto da assorbirne anche una parte inizialmente pacifica, modificandone in parte l’identità e la direzione.
L’ex procuratore lancia anche un monito: idealizzare queste figure come eroi è un errore grave, che rischia di offuscare la reale natura del loro operato, fondato su una forma di attivismo radicale e, in certi casi, nostalgico di stagioni storiche segnate da tensioni e violenze.
Infine, Saluzzo si mostra critico nei confronti dell’accordo sui “beni comuni” stretto tra la Città di Torino e il centro sociale Askatasuna. Si interroga sul senso di mantenere un’intesa con chi, a suo dire, continua a violarla apertamente. “Anche durante la vigenza del patto – conclude – alcuni membri storici e nuovi del gruppo hanno dato vita a manifestazioni violente, talvolta partendo proprio da quel luogo o, almeno, dalla sua matrice ideologica”.
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