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Alcuni sperano che arrivi un’altra proroga. Ma già due anni fa la scadenza era stata fatta slittare di un anno, e al momento di questa opzione neanche se ne parla. E la giunta regionale per ora — non ha potuto fare altro che prendere atto delle regole vigenti. Parliamo delle misure antismog per il momento confermate, che scatteranno dal primo ottobre 2025: il blocco riguarderà ii diesel Euro 5 che non potranno circolare a Torino nei Comuni con più di 30 mila abitanti. Il divieto è diventato legge due anni fa, con il decreto del ministro dell’Ambiente, che in quell’occasione, concesse la proroga ai veicoli immatricolati tra il 2011 e il 2015. A quattro mesi dallo stop, però, sembra che la Regione resti ancora in attesa: nessuna campagna informativa, né altri provvedimenti, se non la promessa di «sensibilizzare» i piemontesi coinvolti, parliamo di circa 250 mila auto in tutta la regione, e il rimando al Move-In, la cosiddetta scatola nera che permette ai veicoli bloccati di circolare per un numero limitato di chilometri (fino a 9 mila).
Sull’onda di questa incertezza i Comuni dell’hinterland torinese avevano chiesto rassicurazioni, sollevando non poche preoccupazioni per l’impatto che il divieto potrebbe avere sulla cittadinanza. La questione sarà al centro di una riunione con le altre regioni del cosiddetto Bacino padano il prossimo 19 maggio. Il rischio è che, nell’attesa di un nuovo provvedimento salva-Euro 5, si arrivi a ridosso del blocco senza certezze, proprio come nel 2023, quando a pochi giorni dall’entrata in vigore della misura che avrebbe riguardato (allora) i Comuni sopra i 10 mila abitanti, si scatenò il panico tra gli automobilisti, salvo poi arrivare per decreto a un proroga in due tempi.
Intanto pochi mesi fa è stato approvato un nuovo piano della qualità dell’aria fino al 2030, con un budget di 4 miliardi di euro, di cui quasi 3 per la mobilità. Ma tra sostituzione di bus, forestazione urbana e biocarburanti il tempo stringe.